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Il Viandante: Monticchio - Badia di San Michele

 

Esterno, XVIII secolo.

   Mandati via i monaci italo-greci dai Normanni su sollecitazione dei Benedettini, questi ultimi fanno della Badia la loro residenza estiva in quanto, durante tale periodo, nell'abbazia di sant'Ippolito, posta a valle, si corre il rischio di essere colpiti dalla malaria. I Benedettini vanno via nel 1456 e la Badia cade in stato di abbandono, ma, essendo dotata di ricche rendite, papa Pio II (1458-64) nel 1459 la trasforma in "commenda" [la commenda è uno stato giuridico dato ad un'abbazia; il beneficiario "pro tempore" è di solito un cardinale che ne riscuote le rendite e assume il titolo di "Abate commendatario di...".].

Abati commendatari di Monticchio diventano diversi cardinali della potente famiglia Carafa, i quali sfruttano in modo sistematico i boschi circostanti. I Carafa fanno venire qui "per la cura delle anime" alcuni eremiti Agostiniani. Questi però finiscono presto per condurre una vita non pia. Il cardinale commendatario Federico Borromeo (l'arcivescovo descritto da Manzoni) li manda via nel 1601 e sollecita i frati Cappuccini a venire a Monticchio, e questi arrivano nel 1608. Mancando il convento, i Francescani però se ne vanno, ma tornano dopo che il cardinale lo fa costruire partendo dal restauro delle parti inferiori dell'edificio preesistente e di quelle medievali; la nuova fabbrica sviluppa le aree di destra e di sinistra della Grotta.

I Cappuccini, dopo qualche anno, impiantano un lanificio e una biblioteca. Nel 1782 la Badia è dichiarata di "patronato regio" ed aggregata al Reale Ordine Costantiniano, facente capo, per il Sud, ai Borboni di Napoli. In questo periodo e fino al 1805 si ha un secondo ampliamento della fabbrica. Le leggi napoleoniche sopprimono tanto i conventi che i Costantiniani. Con la restaurazione dei Borboni, la Badia torna sotto la protezione regia nel 1821, e nel '24 ritornano anche i frati per restarvi fino al 1866, anno della legge italiana di soppressione. La Badia passa al demanio e decade.

 

 

Interno, nicchione con affreschi, X secolo.

   Una piccola gradinata porta ad un affresco, collocato in un nicchione: vi campeggia un Cristo benedicente tra la Madonna, il Battista e gli Apostoli.

   La storia edilizia di questo sito è abbastanza complessa e può essere racchiusa essenzialmente in quattro fasi:

1) nella prima metà dell'XI secolo sono costruite un'ampia piattaforma sottostante l'edicola dell'Arcangelo e una piccola edicola, decorata con affreschi.

2) Nel XII secolo viene restaurata l'edicola secondo lo stile siciliano dei Normanni; l'altare maggiore è spostato dall'abside alla prima gradinata.

3) Coi frati Cappuccini la Grotta ha tre navate coperte, rimane l'edicola normanna, ma l'abside  tardomedievale viene occultato in un nuovo altare maggiore eretto all'interno di un baldacchino nel quale spicca la nuova statua dell'Arcangelo     (sec. XVIII).

4) I recenti restauri hanno demolito la  volta, costruito una copertura a capriate in cemento armato, tolte le decorazioni barocche e, infine, nella facciata tardomedievale aprono una serie di finestre sui laghi.

 

 

Apostolo, affresco, X secolo, nicchione.

   Una piccola gradinata porta ad un affresco, racchiuso da un nicchione: vi campeggia un Cristo benedicente tra la Madonna, il Battista e Apostoli, tutti dipinti in stile bizantino.

 

 

 

 

 

Apostolo, affresco, X secolo, nicchione.

   Una piccola gradinata porta ad un affresco, racchiuso da un nicchione: vi campeggia un Cristo benedicente tra la Madonna, il Battista e Apostoli, tutti dipinti in stile bizantino.

 

 

 

 

Apostolo, affresco, X secolo, nicchione.

   Una piccola gradinata porta ad un affresco, racchiuso da un nicchione: vi campeggia un Cristo benedicente tra la Madonna, il Battista e Apostoli, tutti dipinti in stile bizantino.

 
 
 
 
 

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