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Diocesi Melfi...: San Fele

 

San GFele - Veduta aerea

mt. 869 slm - km 66 da Potenza.

   Sulle vie dei pellegrinaggi lucani vi è Pierno col suo "santuario tradizionale, caro al popolo del contado" ed indubbiamente tra le poche opere d'arte del secolo XII" presenti nella regione (Fortunato).

   Posto a dieci chilometri da San Fele, esso ha avuto una storia molto complessa, e, per certi versi, perfino affascinante, che vale la pena di accennare pur se solo nelle sue date più significative:      

* 1139 - L'eremita Guglielmo da Vercelli (1085-1142), dopo un mancato viaggio in Terra-santa, trovandosi nel bosco di monte Pierno, rinviene in  una grotta abbandonata dai monaci italo-greci una statua lignea della Madonna. Costruisce quindi una cappella a lei dedicata. 

* 1141 - Ruggero, vescovo di Rapolla, la concede in beneficio al monastero di San Salvatore del Goleto (in agro di Monticchio), retto da suore, anch'esso fondato dall'eremita nel 1133.

* 1189-1197 — Una  nuova chiesa è costruita essendo la cappella insufficiente ad accogliere i numerosi pellegrini. La progetta il celebre maestro Sàrolo di Muro Lucano (cfr. Scheda).  La finanzia  Giliberto II di Balvano, principe normanno, che la eleva a luogo di  sepoltura della propria famiglia. 

   Assieme a momenti di gloria, il santuario conosce molti altri di tensione e di squallore dovuti alla cupidigia umana. Oggetto di desiderio sono le ricche rendite di cui la chiesa gode. Provano ad impossessarsene principi e preti, ma le energiche suore del monastero del

Goleto riescono sempre a vincere contro le appropriazioni indebite.

* 1456 e 1466 - Violenti terremoti danneggiano il santuario. 

* 1510  - Papa Giulio II (15031513) sopprime il Goleto a seguito di scandali finanziari e d'altro tipo; alcune suore, riconosciute colpevoli, vengono  condannate, altre disperse.

* 1513 -  Papa Leone X (1513-1521) trasferisce il patrimonio dell'intero Ordine dei Vergi-niani, possessori anche di Pierno, alla Santa Casa dell'Annunziata in Napoli. I frati di Napoli sono molto attenti nella riscossione delle rendite e poco alla ricostruzione del tempio quasi distrutto,  il quale al 1614 ha soltanto un frate a custodirlo. 

   Intanto i preti di Atella cercano di impossessarsi, nottetempo, della statua della Madon-na. Altrettanto fanno quelli di san Fele. 

* 1514 - Interviene nuovamente Leone X, che eleva sì il santuario in badia ma la conferisce in patronato ai principi Caracciolo di Melfi con l'obbligo della ricostruzione. La nobile casata si preoccupa però soltanto delle rendite.

* 1552 - La badia è assegnata ai principi De Leyra (gli stessi della famiglia della "monaca di Monza"), i quali la ricostruiscono. Anch' essi però non soddisfano tutti gli obblighi assunti.

* 1565 - Papa Pio IV  (1559-1565) ordina all'arcivescovo di Nola di impossessarsi della badia. I De Leyra resistono alla consegna, non certo per devozione. 

* 1593 - Papa Clemente VIII (1592-1605) conferisce il possesso della badia ad An-

tonio De Paolis, prete ed avvocato di Avigliano, che difende con la violenza le proprie prerogative e ricorre al Regio Consiglio di Napoli (corte suprema) contro il principe che ha dalla sua parte il vescovo di Melfi. 

* 1614, 21 febbraio - Il Regio Consiglio dà "plena ed absoluta ratione" al prete. Vinta la causa, papa Paolo V (1605-1621) mette la badia alle dirette dipendenze della Camera Apostolica, sottraendola così al fisco regio. Cosicché essa viene trasformata giuridicamente in "commenda" e assegnata di volta in volta ad un cardinale commendatario, ciascuno dei quali assottiglia con devoto accanimento il ricco patrimonio della chiesa. 

* 1792 - Tale patrimonio, pur sempre consistente, è ancora oggetto di contesa tra i due nuovi feudatari, i principi Torella di Atella e i Doria di  Melfi. Ma il governo, con una sentenza regia, sottrae la badia alla Santa Sede. 

* 1806 - Nel Sud è abolita la feudalità e sono soppressi gli Ordini religiosi.  

* 1860 - Lo Stato italiano incamera la badia, ormai divenuta povera. 

* 1895 - Papa Leone XIII assegna al vescovo di Muro Lucano la giurisdizione ecclesiastica sulla badia. 

   Tutto è consumato!

Melfi Rapolla

 
 
 
 
 

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