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Il Viandante: Melfi - Cattedrale di Santa Maria Assunta

 

Facciata, 1723.

Nel clima di collaborazione politica tra papato e Normanni avviato nel 1055 da Ruggero il Guiscardo, questi dà inizio all'edificazione del tempio dedicato a S. Pietro, tempio che, pur se non ancora completato, consente a papa Alessandro II (1061-1073) di celebrare nel  1067 un sinodo. La tipologia di questa chiesa deve essere stata abbastanza complessa se ci sono voluti più anni per portare a termine i  lavori di costruzione. Essi terminano, infatti, quasi un secolo dopo, nel 1153,  con la costruzione di una monumentale facciata. Intanto si giunge al regno di Ruggero II, che ha trasferito la sua capitale da Melfi in Sicilia. Col 1076 la chiesa  riceve il titolo di Santa Maria Assunta. Nei secoli successivi essa è sottoposta a numerosi  restauri e modifiche a causa dei molti terremoti di cui è vittima l'intera zona del Vulture. Il più importante intervento di  restauro avviene nel 1723, dopo che il sisma del 1694 le arreca gravi  danni. Il vescovo dell'epoca, Antonio Spinelli, coglie l’occasione per modificarla radicalmente.

 Facciata, 1723.  

 L'attuale facciata sostituisce l'originaria, grandiosa, costruita nel 1153 e lesionata gravemente dal terremoto del 1694. E' completata nel 1723 su disegno del melfitano Nicola Pilato, il quale imprime all'ordine architettonico un’articolazione armonica.

Nell’ordine inferiore è inserito, nello spazio centrale, il portale d'ingresso in pietra bianca, sovrastato da frontone spezzato e lapide del 1748; ad esso si affiancano due nicchie in pietra con conchiglia  in alto e due portali laterali. Nell’ordine superiore è inserita un'ampia vetrina strombata all'interno con balaustra e frontone triangolare; due festoni scendono ai lati estremi della trabeazione superiore e si congiungono con gli acrotéri a forma di pigna.
Il timpano a spioventi è sormontato da quattro acrotéri.

Ignoto, Martirio di Sant'Alessandro, tela, XVIII secolo.

   La "Passio" associa il nome di Alessandro a quello di Epimaco, entrambi martirizzati nell'anno 250  in Alessandria d'Egitto. Furono gettati in una  fossa piena di calce viva, che soffocò la loro vita e consumò i loro corpi. 
Alcuni loro resti si trovano a Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano, sotto l'altare del Presepe.

 

 Ignoto, S. Giovanni e S. Francesco d’ Assisi, affresco, XV secolo.

Le due figure di santi fanno parte dell’affresco in cui sono ritratte anche l’Addolorata e Santa Chiara, ed è collocato sulla parete della navata sinistra.

 

Ignoto, Santa Chiara, affresco, XVI secolo.

La figura fa parte dell'affresco in cui sono ritratti anche l'Addolorata, San Francesco d'Assisi e San Giovanni. Esso è collocato sulla parete della navata sinistra.

 

 Crocifisso, scultura lignea, XV secolo.

 Pregevole opera in legno e di stile bizantino. Sembra quasi parlante: “L’accentuato espressionismo del volto fiammeggiante, i capelli cordonati, la barba a riccioli metallici, la stessa impostazione anatomica, le ossa sternali accentuate” formano un insieme finalizzato “ad una sollecitazione di pietà religiosa” (Grelle). In passato era collocato nel convento francescano di Ognissanti. 


 
Altare della Madonna delle Rose, marmo policromo, 1700.

   L'altare è stato voluto da mons. Alessandro Ruffino ed è caratterizzato dalle quattro colonne, di cui due tortili e due cilindriche, sulle quali poggiano capitelli compositi che sostengono la trabeazione sulle quali si elevano cornici spezzate a volute e un baldacchino in stucco dorato. La statua della Madonna ha il volto e le mani scolpite in legno, il resto del manichino è coperto di stoffa preziosa e ricamata.

 

 Ignoto, Presentazione di Gesù al Tempio, tela, XVIII secolo, transetto a sinistra.

 

 

 

 

 
Ignoto, Presentazione di Maria al Tempio, tela, XVIII secolo, transetto a sinistra.

 

 

 

 

 

Altare della Madonna Bizantina, marmo policromo, XVII secolo.

   Il piccolo altare, incassato nella parete, ha ai due lati due basi di pietra piuttosto alte, sulle quali si elevano due colonne tortili con ornamento di fogliame. Sopra i capitelli vi  una trabeazione spezzata, che termina con volute verso il centro, sulla quale vi sono due angeli alati.

 

 

Ignoto, Vergine in trono con Bambino, detta anche Madonna bizantina, affresco,  XIII secolo.

   Collocata sopra un ricco altare barocco, l'effige  incassata nella parete; i moduli pittorici espressivi sono di derivazione bizantina e creano una grande suggestione. Il pittore, ignoto, ha dimostrato di avere una buona padronanza dei colori trattandoli con raffinatezza. 

 

  Cattedra episcopale, scultura lignea, XVIII secolo.

   Il manufatto  in legno intarsiato e dipinto in oro zecchino. Al di sopra della cattedra  sospeso un baldacchino sostenuto da due angeli; altri tre lo ornano nella parte esterna superiore. 

   E' stato voluto da mons.  Spinelli. 

 

 

 Trono episcopale con stemma di mons. Spinelli, scultura lignea, XVIII secolo.

 

 

 

 

 

Angelo, statua lignea, XVIII secolo, particolare, Cattedra episcopale.

 

 

 

 

  

Organo e Cantoria, 1541 e 1723.

   Nella parte terminale dell’abside troneggia un sontuoso organo voluto dal vescovo Acquaviva di Aragona nel 1541. La Cassa che lo racchiude e la cantoria coi loro stucchi e dorature sono stati  aggiunti, nel 1723, da mons. Spinelli per creare un effetto scenografico per chi guarda dalla navata centrale.

 

 Andrea Miglionico, Teleri della volta del Coro,  XVII secolo.

   La volta a botte  divisa da 4 scomparti con una serie di teleri di cui 4 al centro e altri 4 ai lati di ciascuno.

(direzione Altare => Organo):

* Trionfo di S. Pietro con S. Alessandro,    patrono del paese, 

* Trionfo di S. Antonio, compatrono, 

* Trionfo di Maria SS. Assunta, titolare della   chiesa, 

* S. Gennaro, patrono del Regno di Napoli.

   A ciascun lato di ogni telero sono raffigurati degli angeli. 

(cfr. Scheda - Andrea Miglionico)

 

 Andrea Miglionico, Teleri della volta del Coro, XVII secolo.

   La volta a botte  divisa da 4 scomparti con una serie di 4 teleri

(In senso orario):

* S. Gennaro, patrono del Regno di Napoli,

* Trionfo di Maria SS. Assunta, titolare della chiesa, 

* Trionfo di S. Pietro con S. Alessandro, patrono del paese, 

* Trionfo di S. Antonio, compatrono.

(cfr. Scheda - Andrea Miglionico)

 

 Altare di Sant'Alessandro martire, marmo policromo, XVII secolo.

   Sistemato sulla parete frontale del braccio destro del transetto,   di stile barocco: ha due colonne tortili ornate con fogliame e due con fusto a scalanatura. Una ricca cornice fiorata contiene una bacheca in vetro con una vetrina centrale in cui  custodito il busto di S. Alessandro, patrono della città dal 1626, grazie alle insistenze presso Roma di mons. Diodato Scaglia, il quale regalò alla Cattedrale 25 reliquie di santi martiri, che, collocati in reliquiari, furono custodite nelle tre bacheche divise a scomparti.

 

 Ignoto, Sant'Alessandro martire, reliquiario ligneo, XVII secolo.

 

 

 

 

Paolo De Matteis, Martirio di Sant'Alessandro, tela, 1690, cimasa dell'altare di Sant'Alessandro.

 (cfr. Scheda - De Matteis Paolo)

 

 

  

 Cappella del SS. Sacramento, volta, XVIII secolo.

Le pareti  sono riccamente decorate con pannelli e stucchi, i quali si prolungano fino alla volta a botte, ornata da due bassorilievi: il primo, con una colomba, simbolo dello Spirito Santo, il secondo, con lo stemma del vescovo Spinelli, che volle la cappella. Originariamente essa era dedicata all’Immacolata.

 

Cappella del SS. Sacramento, altare, marmo policromo, XVIII secolo.

Originariamente la cappella era dedicata all’Immacolata.  Un prezioso altare in marmo policromo fa da base ad un altrettanto prezioso tabernacolo, sul quale si apre una nicchia occupata oggi, con pessimo gusto, dalla statua in gesso colorato del Sacro Cuore, collocata nel 1950. In precedenza al suo posto vi era la statua dell'Immacolata del XVIII secolo, oggi in sacrestia.

 

 Andrea Miglionico, San Gaetano, tela, XVIII secolo.

    E' collocata sull'altare di marmo policromo dedicato al Santo, il quale  qui raffigurato nell'atto di chiedere a Cristo di avere pietà per gli appestati, simbolicamente raggruppati in basso.

(cfr. Scheda - Andrea Miglionico)

 

 

 Ignoto, Ultima Cena, tela, XVII secolo.

   La tela  collocata sopra la porta d'ingresso e risente degli echi della coeva Scuola Romana dei Carracci.

 

 

 Soffitto a cassettoni, XVIII secolo.

   Il soffitto settecentesco è a cassettoni intagliati e a sbalzo colorati con  chimiento (miscela di piombo ed arsenico con l’effetto pittorico dell’oro).

E’ stato realizzato da maestranze napoletane chiamate a Melfi da mons.  Spinelli.

 

 

 

 Stemma del vescovo Spinelli, XVIII secolo, soffitto a cassettoni, particolare.

 

 

 

 

  Ignoto, Papa Alessandro II,  tela, 1756.

   Alessandro II (1061-1073) indice nel 1067 un Concilio per riordinare i turbolenti  rapporti ecclesiastici presenti nella regione.

 

 

 

 Ignoto, Papa Pasquale II, tela, 1756.

     Pasquale II (1099-1118) durante il Concilio da lui indetto nel 1101,  a conclusione di disposizioni pontificie promulgate fin dal 1090,  rende la diocesi  di Melfi soggetta direttamente alla Santa Sede, (privilegio questo assai raro e perciò anche molto ambito), sottraendola alla dipendenza dell'arcivescovo di Canosa e Bari.

 

 

 Ignoto, Papa Urbano II,  tela, 1756.

    Nel 1089  Urbano II (1088-1099) convoca un terzo Concilio e bandisce la  prima Crociata chiamando a raccolta tutti i fedeli per la difesa della  Chiesa.

 

 

 

Ignoto, Papa Innocenzo II, tela, 1756.

   Innocenzo II (1130-1143) e l'imperatore Lotario II (1125-1137) nel 1137 si incontrano a Melfi  e affrontano questioni relative alla lotta contro papa Anacleto II, antipapa, ed il normanno re Ruggero II. Il  piccolo scisma si risolve  con la morte di Anacleto e il ritorno a Roma, nel 1139, di Innocenzo II in qualità  di legittimo papa.

 

Ignoto, Papa Niccolò II, tela, 1756.

   Nel 1059 Niccolò II (1059-1061) celebra a Melfi un grande Concilio durante il quale riconosce Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria. 

   Questo atto politico consente al normanno di partire alla conquista del Sud e al papa di rivendicare i territori meridionali sottratti alla sovranità pontificia.

 

 

 Andrea Miglionico, Giaele uccide Sisara, tela, XVII secolo.

   "Sia benedetta fra le donne Giaele, benedetta fra le donne della tenda!

Acqua egli chiese, latte essa diede, in una coppa da principi offrì latte acido.

Una mano essa stese al picchetto e la destra a un martello e colpì Sisara, lo percosse alla testa, ne fracassò, ne trapassò la tempia.

Ai piedi di lei si contorse, ricadde, giacque; ricadde finito."  (Libro dei Giudici 5, 24-27).

(cfr. Scheda - Andrea Miglionico)

 

 Ignoto, Maria coi genitori Sant'Anna e San Gioacchino, tela, XVIII secolo, transetto a sinistra.

 

 

 

 

 

 Campanile, bifora.   

   1153: re Ruggero II affida a Noslo de Remerio la realizzazione del campanile. Questa notizia si ricava dalla lapide posta sul lato ovest del manufatto. Sembra però che sia stato realizzato in due tempi, se pur ravvicinati. A far pensare ciò  anche il differente tipo di paramento murario esterno utilizzato. Intervengono poi anche le decorazioni: nella prima fase il materiale impiegato  quello romano di spoglio 'inserito nella cortina anche con precise valenze simboliche, come i tre leoni accovacciati' (simbolo degli Altavilla); 'nei due piani alti l'apparato ornamentale  invece ottenuto da incrostazioni in pietra lavica che disegnano una coppia di grifoni e semplici bande geometriche, elegante motivo di importazione campana che accompagna finestre e cornici marcapiano'  (Kalby).

   La base del campanile  quadrata e ha 37 mt. di perimetro; l'altezza  di 50 mt..

E' organizzato in cinque piani con volte a crociera e collegati da una rampa in spessore di muro. Sopra la prima fascia marcapiano vi sono due sezioni divise da cornici in pietra sulle quali poggiano delle bifore ad arco tondo separate da colonnine di marmo. Le bifore del primo ordine sono decorate a  losanghe; quelle del secondo hanno un decoro composto da tasselli triangolari di marmo bianco e  marmo grigio.

 

Grifoni, 1153, Campanile.

   Nei due piani alti l'apparato ornamentale  invece ottenuto da incrostazioni in pietra lavica che disegnano una coppia di grifoni.

 
 
 
 
 

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