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Il Viandante: Ripacandida - Santuario di San Donato

 

Prospetti della facciata della chiesa e del convento.

   Nel 1604 ritornano a Ripacandida i francescani Minori Osservanti, che c’erano stati una prima volta dopo il 1325, e costruiscono il  nuovo convento accanto all’ "antichissima chiesa di san Donato" (Araneo). Restaurano anche quest’ultima, piuttosto malandata, e l’arricchiscono con ulteriori affreschi, soprattutto  sulle fasce dei pilastri, raffigurando santi dell’ Ordine  francescano.

   La sezione rivela la struttura interna della chiesa che è in stile gotico, a navata unica con volte a crociera,

articolata da quattro pilastri addossati alla parete. Un data di costruzione può farsi risalire alla seconda metà del secolo XI; nei secoli successivi tale struttura subisce qualche lieve  modifica e resta immutata dalla fine  del Quattrocento in poi. 

Prospetto della facciata e campanile

   La facciata e il campanile sono stati costruiti nel XIX secolo e hanno un impianto molto semplice.

 

 

Pianta del santuario.

   La prima notizia che si ha del santuario risale alla Bolla del 1152 di papa Eugenio III. "Parrebbe che essa sia sorta su una chiesa preesistente" (Iusco). Fino al 1546 era una delle principali chiese del paese e aveva un numeroso clero e molte rendite. Nel decennio 1536-46 il vescovo di Melfi, mons. Acquaviva, costruisce la Chiesa Madre Santa Maria del Sepolcro al fine di concentrare in un'unica parrocchia clero, fedeli e rendite, prima divisi fra le varie chiese esistenti a Ripacandida.

 

 

Interno del santuario.

   L'interno  strutturato a navata unica con volte a crociera articolata da quattro pilastri addossati alla parete e si chiude in fondo con un'abside quadrata la cui volta  anch'essa a crociera.

   L'arricchiscono degli  affreschi dipinti dalla prima metà del Cinquecento in poi. Essi si sviluppano sulla volta, a tre livelli, sui pilastri, nei pennacchi, nei lunettoni delle pareti. Nella prima campata sono dipinti alcuni episodi del Nuovo Testamento: Annunciazione, Crocifissione, Resurrezione, ecc.  Nella seconda e terza campata vi sono storie tratte dal libro della Genesi.

   Da una prima lettura si desume che essi sono "unici" in Basilicata in quanto  caratterizzati da "figure di Santi, Virt e storie di una sapida Bibbia vissuta sul metro delle opere ed i giorni d'un mondo agricolo ed artigiano" (Prandi). Vi  poi il gusto delle miniature con cui  stato dipinto il ciclo pittorico, "animato da un popolo minuto e brulicante, da una fauna anedottica, damerini e pulzelle ritrose in veste di spettatori, con fogge da sagra paesana [in cui] il racconto non  privo di brani estrosi e pungenti" (Grelle).

 

 

Nicola da Nova Siri, Creazione del  sole e della luna, affresco, XVI secolo.

   "Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per  le stagioni, per i giorni e per gli anni, e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare  la terra". 

   E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte" (Genesi 1, 14-16).

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 

 

Nicola da Nova Siri, La creazione di Eva, affresco, XVI secolo.

   Il dipinto mostra Adamo addormentato e l'uscita di Eva dalla sua costola. Esso rende in modo  didascalico il versetto della Genesi: "Il Signore  fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore plasmò con la costola una donna e la condusse all'uomo" (2, 21-22).

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 

 

Il sacrificio e  l'alleanza, affresco, XVI secolo.

    "Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco  una fiaccola ardente e un forno fumante bruciarono agli animali squartati [una giovenca, un ariete, una tortora, un piccione], In quel giorno il Signore condusse questa alleanza con Abramo: <Alla tua discendenza io do questo paese>" (Genesi 15, 17-18). 

E' interessante notare come il pittore abbia circondato la figura di Abramo con  persone, mentre nella Bibbia il colloquio tra Dio e il patriarca avviene a quattr'occhi. Tale scelta può essere stata determinata dalla volontà di imprimere all'episodio un valore comunitario.

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 

 

Nicola da Nova Siri, La cacciata dall'Eden, affresco, XVI secolo.

    L'aver mangiato il frutto dell'albero loro proibito aveva dato ad Adamo ed Eva la coscienza del bene e del male; ma la loro azione era stata un atto di ribellione a Dio, il quale, di conseguenza,  scacci˜, dal giardino dell'Eden  l'uomo dicendogli: <Con il sudore del tuo volto mangerai il pane,  polvere tu sei e in polvere tornerai>; scacciò Eva dicendole: <Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze. Verso tuo marito si volgerà il tuo istinto, ma egli ti dominerà>" (Genesi 3, 16 e 19).

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 

 

Nicola da Nova Siri, La costruzione dell'Arca di Noè, affresco, XVI secolo.

    Anche in questo riquadro il pittore  preso dalla preoccupazione di rendere didascalico il versetto biblico "Dio disse a No: <Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scomparti e la spalmerai di bitume dentro e fuori>"  (Genesi 7, 14): egli mostra infatti, Dio, che non solo ha già dato l'ordine al patriarca di mettersi in salvo ma gli impartisce anche delle istruzioni pratiche sul come costruire l'arca, qui già presentata in una sua struttura di base.

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 

 

Nicola da Nova Siri, Abramo si separa da Loth (sopra), e Pietro di Giampietro, Santo (riquadro), affresco, XVI secolo il primo, XVIII secolo il secondo.

 I mandriani di Abramo e di Loth, suo nipote, litigavano per il pascolo dei rispettivi greggi, assai numerosi. Allora Abramo disse a Loth che era bene separarsi e quest'ultimo scelse allora di eleggere a sua dimora la valle del Giordano, irrigata da ogni parte (cfr. Genesi 13, 8-11).

Nel dipinto, in basso, un "mandriano spinge un gruppo di bovini e di camelidi, reinventati questi ultimi con forme approssimative e fantasiose. Ma la scena che ha colore locale più schietto è nella famigliola del contadino che, a piedi,  torna dai campi, tenendo a guinzaglio l'asino, caricato della sua donna con due bambini" (Iusco).

   Le  fasce dei pilastri sono illustrate anche da tabelloni votivi dipinti in tempi diversi e da autori diversi; raffigurano santi dell’Ordine francescano. 

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 

 

Nicola da Nova Siri, La torre di Babele,  affresco, XVI secolo.

    E'  l’illustrazione del versetto “Il Signore scese a vedere la torre  che gli uomini stavano costruendo… confuse le loro lingue e li disperse su tutta la terra” (Genesi 11, 5 e 8).

   L'immagine documenta le fasi di lavoro di muratura:"vi sono operai alla ruota dell'argano, capimastri che sovraintendono, fabbricatori che sui ponti volanti allineano ed assestano i mattoni, mentre a spalla mastelle di calce che si impasta a piè d'opera." (Iusco)

(cfr. Scheda - Nicola da Nova Siri)

 
 
 
 
 

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