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Il Viandante: Sant'Arcangelo - Complesso di S. Maria d'Orsoleo

 

 Sezione e pianta.

  Il complesso monastico sorge su una collina, a due chilometri da Sant'Arcangelo.  Documenti conservati nella Badia di Cava dei Tirreni attestano che i fratellastri Daniele, soldato, e Zaccaria, prete, sono proprietari di alcune terre nella valle di Ursolei in cui si trova una cripta “sculta”, cioè una grotta artificiale scavata in passato dai monaci italo-greci. Qui i due fratellastri erigono una chiesa (1192) la cui costruzione si protrae fino al 1200 e, intanto, alcune abitazioni le sorgono intorno. Giuridicamente la chiesa conserva un carattere “privato”, cioè viene tramandata  agli eredi dei fondatori, tra i quali vi sono anche dei preti, che per capacità di iniziative fanno acquistare fama al “santuario”. 

   L’arcivescovo di Anglona, sotto la cui giurisdizione canonica  ricade Orsoleo, cerca di incorporare nella propria diocesi detto santuario — con rendite annesse — ma invano: edificio e beni rimangono di proprietà privata.

 

 

Esterno, 1474.

    Il convento  costruito intorno alla chiesa dal principe di Stigliano,  Eligio II  della Marra, principe di Stigliano a seguito di un "miracolo": egli mette in giro la voce di aver vinto, grazie all'aiuto di Maria, un drago che infestava la zona di Sant'Arcangelo. E così riesce ad ottenere il giuspatronato sulla chiesa (cio diventa custode e beneficiario dei beni fondiari che la chiesa possiede). Egli allora costruisce il convento e lo dona ai Francescani Minori Osservanti.

   Tale convento diventa uno dei pi importanti della Basilicata in quanto sede di un prestigioso studio di filosofia, del Ministro Provinciale per la regione, e di una ricca biblioteca. E' stato sottoposto a vari ampliamenti nel corso dei secoli. Oggi  di proprietà della Regione Basilicata che lo tiene inutilizzato.

 

 

Convento di S. Maria d'Orsoleo,  Volta con affreschi, XVI secolo, particolare,  Chiostro minore.

    Il convento  contiene due chiostri quadrangolari: il primo, minore, risale al 1474, il secondo, maggiore,  al 1600.

   Colpito dal terremoto del 1654, il convento   restaurato e inaugurato  nel 1673  da mons. Orazio Fortunato, nativo di Sant'Arcangelo e vescovo di San Severo (Foggia).

 

 

Giovanni Todisco,  Angeli musicanti, affresco, 1545, Convento S. Maria d'Orsoleo, Chiostro minore.

 (cfr. Scheda - Giovanni Todisco)

 

 

 

 

 

Giovanni Todisco,  Adorazione dei Magi, affresco, 1545, Convento S. Maria d’Orsoleo, Chiostro minore.

    L’unica opera firmata dal pittore lucano  è questa di Orsoleo. Qui egli sperimenta nuove vie espressive. Amplia, il suo respiro: infatti  “l’impatto col mondo delle stampe, forse nella stessa biblioteca del convento, è dichiarato dalla puntuale desunzione  di molte scene  dalle xilografie” di Tiziano. Egli “spezza anche il segno di talune immagini del ciclo neotestamentario” come in questo dipinto. (Grelle)

(cfr. Scheda - Giovanni Todisco)

 

 

Giovanni Todisco, Trionfo della Morte, affresco, 1545, Convento S. Maria d'Orsoleo, Chiostro minore.

    L'unica opera firmata dal pittore lucano   questa di Orsoleo. Qui egli mostra di subire l'influsso delle stampe di Tiziano, forse viste nella biblioteca del convento. Ma "la violenza espressiva, oltre ai recuperi iconografici, del Trionfo della Morte, implicano  una conoscenza di stampe, prevalentemente nordiche, coeve o poco anteriori" (Grelle).

(cfr. Scheda - Giovanni Todisco)

 

 

Chiesa di S. Maria d’ Orsoleo, Campanile,  lato esterno con cupola a tamburo.

    Il campanile è a cinque vani sovrapposti; il primo è inglobato nella chiesa con funzione di cappella. E’ suddiviso in tre piani scansionati da spesse cornici.  I suoi  31 metri d’ altezza terminano con un tiburio ottagonale ornato di sculture zoomorfe e quattro grosse pigne; la cuspide ha cornici sottili, una striscia di piastrelle invetriate ed è ricoperta di tegole. 

 

 

 

 

 

Chiesa di Santa Maria d'Orsoleo, Portale d'ingresso.

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di Santa Maria d’Orsoleo, Portale d’ingresso, Frontone triangolare classico con timpano, 1664.

 

 

 

 

 

Chiesa di S. Maria d’ Orsoleo, Controsoffitto a cassettoni,  XVIII secolo.

  Il controsoffitto è di legno policromato a cassettoni. E’  una delle più pregevoli testimonianze del livello dell’ "arte delle mani" raggiunto dagli artigiani  lucani del Settecento.

 

 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, Altare maggiore, marmo policromo, 1779.

 

 

 

 

Antonio Stabile, Madonna con Bambino fra i Ss. Antonio e  Maddalena,  tela, 1580 ca., Chiesa di S. Maria di Orsoleo.

   

(cfr. Scheda - Antonio Stabile)

 

 

 

 

Kyriotissa, scultura lignea, XIII secolo, Chiesa di S. Maria d'Orsoleo.

    La Madonna, in posizione di Kyriotissa,  stata rivestita di cartapesta nel Settecento. E' da supporre che sia la stessa statua intorno alla quale si  sviluppata la "leggenda di fondazione" della chiesa. Eccola:  si narra che durante la presenza nella zona della setta ereticale dei Fraticelli, una notte la Kyriotissa scomparve dalla Chiesa Madre di Carbone. Si disse allora che per sottrarla all'ingiuria dell'eresia gli angeli l'avevano portata in volo sulla collina, dove abitavano due eremiti francesi di nome Orso e Leo.

I Carbonesi andarono a riprendersi l' effige, la quale però scomparve di nuovo e di nuovo fu ritrovata sul colle. I fedeli di Carbone, che avevano prestato orecchio agli eretici, per riparare alla momentanea infedeltà alla Chiesa cattolica, costruirono su detto colle la cappella e la donarono ai due eremiti affinché pregassero per le loro anime. 

    Il volto di Maria e del Bambino della statua originaria sono  rispondenti alle pitture murali del XIII secolo. 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, Coro ligneo, 1614,  alcuni scranni.

    Il vano retrostante l'altare maggiore  si sviluppa in forma quadrangolare; in esso  allineato il  pregevole Coro con formelle scolpite le cui figure evocano vibranti presenze zoomorfe. Tale Coro rappresenta una delle pi interessanti pagine della storia locale dell'arte dell'intaglio. 

 

 

 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, L'Albero di Jesse, pannello, 1614, Coro ligneo.

    Maria  detta "Figlia di Jesse",  e cioè discendente del personaggio biblico, padre di sette figli,  dei quali il pi giovane era Davide.  A partire dal Medioevo, l'iconografia  rappresenta tale discendenza di Maria collocandola sull'albero. Nel pannello, ai piedi dell'albero sono posti un orso e un leone. Essi sono la rappresentazione simbolica  dei due eremiti francesi, Orso e Leo, che, secondo la "leggenda di fondazione",  avrebbero costruito il primitivo santuario sulla collina che da loro prende il nome (Orsoleo). Tali personaggi non sono altro  che i fratellastri Daniele, soldato, e Zaccaria, prete, così come attestano alcuni documenti conservati nella badia di Cava dei Tirreni.

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, Cristo benedicente e re dell'universo, pannello,  1614, Coro ligneo.

   Nella simbologia,  tenere un globo in mano significava possedere l'onnipotenza e, in ogni caso, l'autorità d'imperio sugli  uomini. Nel cristianesimo esso diventa un attributo di Cristo, per significare che con la sofferenza, gli uomini vengono salvati dalla potenza relativa dei demoni, per essere posti sotto l'autorità dell'amore di Dio. 

 

 

 

Chiesa di S. Maria di Orsoleo, San Bartolomeo, pannello, 1614,  Coro ligneo.

   San Bartolomeo, uno dei dodici apostoli di Ges,  rappresentato anche reggendo la propria pelle. Certi testi vogliono che sia stato scorticato vivo su ordine di Astiage, re delle Indie. Il beato Teodoro (IX secolo) abate  colloca il luogo del supplizio ad Albane, in Armenia. 

 

 

 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, San Girolamo, pannello, 1614, Coro ligneo.

 

 

 

 

 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, San Giovanni Evangelista, pannello, 1614, Coro ligneo

 

   San Giovanni, il discepolo prediletto,  qui ritratto nell'atto di scrivere il Vangelo, ai suoi piedi c'è l'aquila perché egli, "innalzandosi nelle alte sfere della teologia e dell'adorazione, ha descritto la nascita eterna del Verbo, come l'aquila  capace di fissare il sole" (San Gregorio).

 

 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, San Paolo, pannello, 1614, Coro ligneo.

   Col Rinascimento il  modo di rappresentare l'Apostolo nell'iconografia subisce una modificazione rispetto al passato: egli non  pi calvo, ma sfoggia una spessa capigliatura; lo sguardo non  pi quello di un pensatore ma di un guerriero che accorre a combattere; l'attributo principale non  più il libro, sebbene appaia ancora, ma la spada. "Questa non   solo un ricordo della decapitazione  dell'Apostolo, ma  soprattutto simbolo  della sua maniera di trapassare  gli avversari coi quali non  davvero mai tenero" (Urech).

 

 

 

Chiesa di S. Maria d'Orsoleo, Sant'Andrea, pannello, 1614, Coro ligneo.

    Si dice che la croce a forma di C  (detta comunemente "croce di Sant'Andrea")  sia stata richiesta dall'apostolo per avere una croce dissimile da quella su cui era morto Gesù; il proconsole romano  di Grecia, che lo aveva condannato, acconsentì alla richiesta. Così scrive la Leggenda Aurea. In realtà tale tipo di croce fu attribuito al Santo solo dal XIV secolo in poi in connessione con l'eresia dei Catari. Questi cristiani conoscevano, infatti, una "croce di luce" che aveva proprio la forma di "X".  La Chiesa dette allora il nome dell'apostolo a quella croce  per renderla "ortodossa".

 

 

 

 
 
 
 
 

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