Fa parte del comune di Abriola e sorge a quota 1316 a ridosso di Monteforte, alto 1446 metri.
La costruzione viene fatta risalire all’ XI secolo e a quell’epoca consisteva in un vano rettangolare. In seguito sono stati aggiunti altri tre vani e ciò indica il passaggio del sito da luogo eremitico a santuario mariano. L’origine di quest’ultimo è molto controversa. Un’iscrizione su pietra dà notizia di opere seguite da Anger Niger e fra’ Giovanni Arnona nel 1524. Nella seconda metà del Cinquecento Giovanni Todisco, nativo di Abriola, affresca alcune pareti.
Posto a quota 1316 di Monteforte e dall'origine molto controversa, alla data del 1679 si ha notizia dell'esistenza presso questo santuario della "Confraternita Sanctae Mariae Montis fortis", cui aderiscono i facoltosi del paese. Essi sostengono il santuario donando terre, animali e creando un fondo di solidarietà per le ragazze povere da marito. Il suo ruolo economico ed assistenziale decade con le leggi fiscali imposte dal re di Napoli Gioacchino Murat nel 1809.
I piemontesi fanno del santuario una caserma durante la feroce repressione del cosiddetto brigantaggio. I pochi beni sopravvissuti vengono incamerati dall’ECA (Ente Comunale di Assistenza) nel 1937.
Acquasantiera, scultura lapidea, seconda metà del XVI secolo.
Il basamento ornato da motivi classici, sul catino circolare sono scolpiti due pesci e una rosetta centrale.
Per sua natura il pesce simbolo dell'acqua. Nella simbologia cristiana esso invia innanzitutto a Cristo.
La sua immagine scolpita o collocata su un recipiente contenente acqua lustrale (battistero, acquasantiera) serve a ricordare ad ogni fedele che egli "nasce alla vita eterna con il battesimo", o che entrando in chiesa "egli si segna per purificare i pensieri" (Tertulliano): in entrambi i casi per mezzo del contatto con l'acqua, il fedele entra in comunicazione con Cristo, raffigurato appunto dal pesce (l'acrostico IXOYS, pesce=Cristo).
Nel tardo Medioevo la rosa riceve perfino il particolare significato di simboleggiare il Cristo. Essa , in rapporto ai vari suoi colori, assume anche altri significati riferiti a Cristo e a Maria.
Ignoto, Assunta con angeli e cherubini, tavolato dipinto, XVI - XVII secolo, particolare del Soffitto.
Ignoto, Ex voto, affresco, fine secolo XVIII.
E' un frammento di un dipinto votivo che rappresenta un uomo inginocchiato davanti all'effige della Madonna per ringraziarla della protezione accordata al suo bambino, innalzato dalla madre, vestita di bianco, di cui si intravede soltanto una parte. Si tratta, dunque, di un ex-voto per una grazia ricevuta.
Soffitto ligneo istoriato, secolo XVIII.
Dipinto a tempera, propone, al centro, l'immagine dell'Assunta con angeli e cherubini; ai bordi centrali sono raffigurati alcune torri di avvistamento. "La vita del santuario sembra attestarsi, nel corso del Settecento, pi sulla celebrazione del culto dell'Assunta che su quello di Santa Maria dell'Attesa o di Monteforte". (Settembrino)
I colori che caratterizzano il dipinto sono vivaci e vanno dal rosso al bleu, dal giallo al bianco. Rosoni e i racemi [ornati] sono di tipo naturalistico, che stilizzano e schematizzano elementi del mondo vegetale.
Croce patente, affresco, sec. XIII, particolare, Abside.
La parete nord dell’aula meridionale contiene le pitture più antiche del santuario: risalgono alla fine del XIII secolo o all’inizio del successivo. La Croce patente inscritta in un cerchio di colore rosso rinvia all’Ordine dei Cavalieri Templari, che al 1170 erano presenti nella vicina Puglia. Mancano documenti che attestino la presenza di tale Ordine in Abriola. E' da ipotizzare che un suo cavaliere, di ritorno da una crociata, si sia ritirato sulla montagna di Monteforte.
Deesis, affresco, primo quarto del XIV secolo.
La Deesis una composizione in cui Cristo si trova al centro con la Vergine e Giovanni Battista ai lati.
Questa di Abriola manca però della presenza dell'Arcangelo Gabriele e di san Paolo, posti sui lati estremi, presenza abituale nell'iconografica del tempo.
Qui essa dipinta nella calotta che occupa anche parte dello spazio dell'emiciclo , ed stato, purtroppo, rovinato dall'apertura, all'altezza delle ginocchia di Cristo, di una feritoia strombata utile a fare entrare la luce.
Giovanni Todisco, Annunciazione, affresco, 1566.
E' uno dei riquadri dipinti sulla volta a botte dell'interno del Santuario.
Nel Vangelo di Luca detto: "E l'angelo entrato da lei, disse: <Ti saluto, o piena di grazia, il Signore con te>". (1, 28). Questo versetto riportato in latino sul filatterio (=striscia di pergamena). Il pittore colloca la scena in un interno, che riflette l'arredo delle famiglie abbienti lucane del Cinquecento.
(cfr. Scheda - Giovanni Todisco)
Giovanni Todisco, Sposalizio di Giuseppe e Maria, affresco, 1566.
E' uno dei riquadri dipinti sulla volta a botte dell'interno del santuario.
Questo affresco fa parte del ciclo che illustra alcuni episodi della Vita di Maria e lascia trasparire "una cultura figurativa aggiornata che media il gusto narrativo e naturalistico del tardo gotico con la conquista della prospettiva e l'immersione della scena in una luce calda e soffusa" (Settembrino).
(cfr. Scheda - Giovanni Todisco)
Madonna col Bambino tra i Santi Giuseppe e Francesco, affresco, 1612.
"Nella dedica si affida all'intercessione della Madonna la salute dell'anima e del corpo, sull'esempio della totale soggezione alla volontà divina di san Giuseppe e di san Francesco. L'affresco documenta un iniziale trasformarsi del culto mariano con la raffigurazione della Sacra Famiglia abbinata a quella di san Francesco, per la nuova presenza francescana ai piedi del monte" (Settembrino).