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Il Viandante: Potenza - Santa Maria del Sepolcro

 

Facciata

    Questa chiesa era una "stazione" per le greggi in transumanza. L'amministravano i Templari. Soppresso tale Ordine di cavalieri nel 1312, la chiesa fu affidata ai francescani Zoccolanti, che vennero però mandati via nel 1354 a causa dei loro costumi lontani dalla Regola di Francesco. Nel 1488 subentrarono i Minori Osservanti, chiamati dal conte De Guevara,  spagnolo e signore della città. Ad essi succedettero, nel 1593, i Minori Riformati. De Guevara, per devozione costruì il convento accanto alla chiesa e ristrutturò quest'ultima. Era sua intenzione fare di Santa Maria il pantheon di famiglia. 

    Soppressi gli Ordini religiosi con l'Unità d'Italia, il convento passò al Comune, quindi, nel 1886,  all'Arciconfraternita di S. Nicola  e, infine, nel 1936 tornò ai Francescani.

 

  

Interno.

    Rimaneggiato pi volte, l'interno era originariamente un'unica navata. Oggi  a navata centrale con una pi piccola laterale aggiunta nel 1640 con cappelloni dalle volte a vela.  Il soffitto a cassettoni in legno,  stato dipinto e dorato da ignoto intagliatore lucano del Seicento su commissione del vescovo Claverio (1646-1672).

 

 

 

Antonio Stabile (bottega), Madonna delle Grazie tra i Ss. Francesco e Patrizio, tela, 1582.

    Sulla controfacciata dell'ingresso  collocata questa tela, uscita dalla bottega di Antonio Stabile. Risente dell'influenza  tardo-manieristica  napoletana: l'impasto cromatico richiama alla mente la leggerezza raffaellesca, il paesaggio di sfondo rinvia alla scuola veneta e, infine, i due santi, quasi "colonne" del dipinto, sono atteggiati secondo schemi cari alla devozione francescana del tempo.  

(cfr. Scheda - Antonio Stabile)

 

 

Ignoto, Immacolata e i Ss. Francesco e Rocco, dipinto su tavola, XVI secolo.

    L'impianto compositivo, pur con calibrato equilibrio cromatico dell'insieme, non soltanto di evidente impronta francescana ma ha anche caratteri di una religiosità popolare semplice e chiara.

 

 

 

 

Giovanni Ricca, Adorazione dei pastori, tela, XVI secolo.

    Questa tela  stata attribuita al Ribera e a Onofrio Palumbo, ma, a seguito di un recente restauro,  emersa la firma del Ricca o Rica o Richa.  L'autore, napoletano, subisce la cultura del Van Dyck e del Sorner, dai quali apprende ad affinare l'acuta  capacità fisiognomica. (cfr. Spinosa). L'opera si inquadra, comunque, nel momento della ripresa naturalistica in alcuni settori della pittura napoletana della prima metà dei Seicento.

 

 

 

Maestro della tomba Orsini,  Madonna in trono con Bambino sulle ginocchia con ai lati due angeli,  bassorilievo lapideo,  XV-XVI secolo.

   La pietra faceva parte della tomba di uno dei principi Sanseverino ed era collocata nella chiesa parrocchiale di  Noepoli, in provincia di Potenza.

   L'autore di questo bassorilievo "vive in un ambiente arretrato e privo di una tradizione operante nella quale innestarsi"(N.B), cosicché egli rielabora, in un contesto di cultura ritardataria, motivi artistici di provenienza napoletana e accenti  della tradizione fiammingo-catalana. 

 

 

Marsilio Faiella, Edicola del SS. Sacramento, stucchi, 1656.

    L'edicola, in  stucchi bianchi,  stata realizzata su commissione di Bonaventura Claverio, vescovo francescano di Potenza (1646-1672). E' suddivisa in tre zone: due coppie di colonne scanalate con capitelli ionico-corinzi inquadrano la parte centrale che contiene un ovale  in cui sono inserite nuvole, teste di cherubini e scene del Calvario; al centro vi  un portello in rame dorato che racchiudeva  una reliquia particolare: gocce del sangue di Cristo (così si credeva).

   L'edicola  costruita appunto per custodire tale preziosa reliquia. Per questo possesso la chiesa fu chiamata anche "Santuario del Sangue del Redentor nostro". La reliquia fu per secoli  molto venerata dal popolo potentino. A sua gloria si teneva, fino alla seconda metà dell'Ottocento, una grande processione, pi importante perfino di quella del "Corpus Domini".

   A guardia ideale di tale "sepolcro" vi sono gli arcangeli Gabriele e Raffaele, collocati simmetricamente negli scomparti laterali dell'edicola, e Michele, posto in cima alla parte centrale.  Ora il "sepolcro"  vuoto.

 

 

Simone da Firenze, S. Girolamo, dipinto su tavola, XVI secolo.

 (cfr. Scheda - Simone da Firenze)

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 

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