La facciata, a pietra a vista, in stile romanico, ha un portale a tutto sesto sopra il quale si apre una semplice finestra strombata. La gradinata d'accesso viene costruita tra il 1848 e il 1855 e successivamente rifatta.
Papa Gelasio I (492-496) incarica il vescovo locale di erigere una chiesa in onore dell'Arcangelo. E' un "si dice". Certo , invece, un primo documento che parla di essa nel 1179. L' impianto architettonico dell'edificio ancora quello originario, "severo e nudo monumento d'arte romanica" (Messina). La sua costruzione si fa risalire, da parte di pi studiosi, tra la fine del 1100 e gli inizi del 1200. Pare che sia opera di Sarolo da Muro Lucano.
(cfr. Scheda - Sarolo da Muro)
Le linee interne dell'edificio sono romaniche. La pianta basilicale a tre navate absidate divise tra loro da 12 pilastri quadrati, senza basi di fondo, con capitelli a piramide tronca rovesciata. Le navate hanno il soffitto coperto da capriate in legno e sono illuminate da piccole finestre a doppio strombo.
Cona di Sant’Antonio da Padova, scultura lignea, 1605 o 1665.
La cona è molto bella con le sue quattro colonne decorate a festoni floreali e putti. La data di costruzione (1605 o 1665) è dipinta sulla base. Pare che sia stata intagliata da maestri del vicino paese di Avigliano. Essa “s’impone soprattutto per l’elegante apparato decorativo armoniosamente inserito in un impianto architettonico ispirato ancora a modelli cinquecenteschi” (I.V.).
Nella nicchia vi è la scultura lignea, forse del Settecento, raffigurante S. Antonio da Padova.
Ai lati della cona i dipinti, a sinistra i Ss. Gerardo e Francesco da Paola; a destra i Ss. Vito e Saverio.
Simone da Firenze (?), Cristo deposto e Annunciazione, dipinto su tavola, 1537, Cimasa della Cona di Sant'Antonio.
La cimasa formata dalla parte di un polittico del 1537, purtroppo smembrato, attribuito a Simone da Firenze, di cui si hanno documenti dal 1520 al 1540 ca.. Ritrae a mezzo busto Cristo deposto dalla croce con, a sinistra, Angelo nunziante, e a destra, Annunziata.
(cfr. Scheda - Simone da Firenze)
Teodoro D'Errico, Madonna con Bambino e i Ss. Pietro e Paolo, tela, XVI secolo.
D'Errico lo pseudonimo del fiammingo ugonotto Dirk Hendrikksz (pitt. doc. 1574-1618), rifugiatosi a Napoli dopo la strage della notte di S. Bartolomeo (24 agosto 1572).
In questo suo quadro sono tangibili "il tenero pittoricismo adottato dall'artista olandese, la cangiante vivacità cromatica delle stoffe all'insegna del gusto baroccesco, la tendenza dolce e pastosa che si pone come tramite culturale tra la maniera italiana e la "verità" fiamminga. Il paesaggio poi immerso "in un'atmosfera dai teneri effetti luministici e cromatici" (A.C.).
(cfr. Scheda - Teodoro D'Errico)
Antonio Stabile, Madonna del Rosario tra i Ss. Domenico e Tommaso, tela, 1576.
Il dipinto suddiviso in due registri: quello superiore presenta la Madonna e il Bambino intenti a porgere la corona del rosario ai Ss. Domenico e Tommaso d'Aquino; in quello inferiore sono scanditi in due ordini 15 scenette raffiguranti i misteri del rosario. Il quadro interessante anche per l'insolita scansione a registri sovrapposti delle scene dei Misteri, abitualmente collocate ai margini della scena principale.
Questo quadro non dissimile da quello presente ad Acerenza, nella Cattedrale: "gli stessi colori freddi, lo stesso disegno minuzioso di marca iberica e fiamminga, lo stesso equilibrio compositivo, le stesse forme del viso, degli occhi, delle palpebre abbassate solcate da una striscia scura" (Regina).
(cfr. Scheda - Antonio Stabile)
Simone da Firenze, Gli Apostoli, dipinto su tavola, 1532, particolare.
La predella apparteneva ad un polittico, ora smembrato, uscito dalla bottega di Simone da Firenze, pittore di cui si hanno documenti che vanno dal 1520 al 1540 ca..
(cfr. Scheda - Simone da Firenze)
Simone da Firenze, Cristo fra gli Apostoli, dipinto su tavola, 1532, particolare.
La predella apparteneva ad un polittico, ora smembrato, uscito dalla bottega di Simone da Firenze, pittore di cui si hanno documenti che vanno dal 1520 al 1540 ca..
(cfr. Scheda - Simone da Firenze)
Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa, Annunciazione, tela, 1612.
L'opera appartiene alla maturità artistica del Pietrafesa, il quale riesce qui a raggiungere ottimi livelli qualitativi soprattutto nell'Angelo, rappresentato con spontaneità di espressione ed equilibrio classico.
(cfr. Scheda - Giovanni De Gregorio)
Giovanni Luce (?), Madonna in trono col Bambino tra i Ss. Nicola di Bari e Ambrogio, sovrastati da S. Michele, affresco, 1571.
Il dipinto, collocato presso la porta principale, è attribuito alla scuola di Giovanni Luce da Eboli (pittore della prima metà del XVI secolo). Faceva parte della Cappella di S. Nicola andata distrutta.
Oltre ai santi di cui si è detto, in basso sono raffigurati i due committenti-donatori, in alto si intravede uno scorcio della città.
(cfr. Scheda - Giovanni Luce)