La facciata a spioventi in pietra quadrata a vista. Il portale, in pietra calcarea di forme durazzesche (XV secolo), incastona un pregevole portone in noce, intagliato da maestri locali nel 1499. "Diviso in otto serie di sei formelle, meno l'ultima che ne ha quattro, ciascuna con cornice sagomata e intagliata in profondità [É].
Si alternano alle tre serie di rosoni con diversi motivi gotici due serie di formelle con immagini varie: aquile, suonatori di piffero, scene di vita francescana; la penultima contiene uccelli cavalcati da figure umane, demoni alati e ancora figure umane tra fronte" (A.C.). In alto, un rosone di fattura recente.
La chiesa sorge sul perimetro di un preesistente oratorio protoromanico. La sua fondazione risale al 1274. La data incisa alla base dell'archivolto del portale. Gruppi di frati "operativi" sono presenti in città da qualche decennio e danno mano a partire dal 1264 alla costruzione sia del convento sia della chiesa annessa.
La comunità monastica francescana qui insediatasi, grazie al grande prestigio goduto dall'Ordine, diventa subito beneficiaria di lasciti e donazioni e nel contempo si fa vivace protagonista di acquisti, vendite e permute soprattutto nei secoli XV e XVI. E, sempre per motivi economici, ha vertenze col conte Carlo De Guevara, signore della città, e col Capitolo della cattedrale di S.Gerardo.
L'interno a navata unica terminante con un'abisde semicircolare. Il soffitto sorretto da capriate lignee.
Giovanni Todisco, Martirio di S. Sebastiano, affresco, 1555-1560, edicola di sinistra.
Il pittore lucano dipinge questo affresco con perizia calligrafica e colloca sullo sfondo un paesaggio "con minuzia mentre i personaggi appaiono caratterizzati ciascuno nel proprio ruolo: il re che impartisce l'ordine ad arcieri accaniti a prendere la mira contro il santo quasi serenamente abbandonato al proprio martirio" (N.R.).
(cfr. Scheda - Giovanni Todisco)
Un imponente arco trionfale divide la navata dal presbiterio e l'abside. Esso in pietra ed impostato con costoloni raccordati ai pilastri da capitelli con motivi antropomorfi. Lo stile tardogotico di ascendenza catalana.
Dal soffitto pende, sospeso sull'altare maggiore, un Crocifisso in legno del XVI secolo la cui forma del corpo monumentale, ferma e compatta. Lo stile prelude a soluzioni iconografiche e formali barocche. Legno policromo di bottega locale, stato restaurato dopo il terremoto del 1980.
Il catino a crociera poligonale con costoloni in pietra collegati ai pilastri mediante capitelli a cesti di foglie; al centro si apre una monofora trilobata.
Sepolcro di De Grasis, materiale lapideo,1534.
Sopra due basamenti collocato il sarcofago a vasca, sostenuto da due grifi alati, sul quale distesa la figura del defunto. La lunetta formata da un bassorilievo con Madonna e Bambino tra due angeli inginocchiati. Il De Grasis, soprannominato "Malamogliera", fece allestire tale sepolcro quand'era ancora in vita. L'immagine scolpita a figura intera in positura orizzontale l'unica testimonianza del vestiario indossato dagli abbienti locali dell'epoca.
Ignoto, Ss. Chiara e Francesco, affresco, del sec. XIV, edicola di destra.
L'affresco collocato in una piccola nicchia e appartiene alla prima metà del XIV secolo.
"Un'aria napoletana appena toccata dalla presenza di Lello [da Orvieto, pittore vissuto nella prima metà del Trecento] raggiunge l'anonimo frescante" di questi due dipinti, lo stesso che a Matera aggiungerˆ alcune figure ai dipinti della chiesa rupestre della Vaglia. (cfr. Grelle)
Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa, Pietà, tela, 1608.
Quest'opera la prima firmata dal Pietrafesa, e già riflette i modelli fiamminghi diffusi in Basilicata verso la fine del Cinquecento. L'accentuata drammaticità espressività dei due personaggi ritratti rinvia anche a modelli iberici pi antichi circolanti all'epoca sia in Basilicata sia nel napoletano.
(cfr. Scheda - Giovanni De Gregorio)
Ignoto, Natività e i Ss. Francesco e Giovanni Evangelista, dipinto su tavola, XVI secolo.
Ignoto, Madonna con Bambino, dipinto su tavola, XIII secolo.
La tavola un' "opera locale del tardo duecento"(Garrison) ed stata dipinta secondo lo stile bizantino. E' stata donata alla chiesa nel 1852 dalla famiglia Janora. L'effige anche chiamata "Madonna del terremoto" perché legata al ricordo del sisma del 17 dicembre 1857, durante il quale la popolazione invocò protezione da "questa" Madonna.