L’interno è a navata unica con ampi cappelloni. Il soffitto ha la volta a botte, ornamenti di stucchi e lacunari. La cupola poggia su un tamburo insolitamente alto. L'altare maggiore è in marmo policromo.
La prima cattedrale di Marsico è la chiesa di San Michele Arcangelo, quindi subentra la nuova la cui costruzione parte dal 1131 su iniziativa del vescovo Enrico. E' a tre navate, con transetto, abside e presbiterio.
Questa chiesa, inizialmente sotto il titolo di "San Giorgio e Santa Maria", sembra però essere stata oggetto di una particolare sfortuna:
-il terremoto del 1138 la danneggia gravemente;
-danni per il terremoto del 1612; il vescovo Ascanio Parisi, fa anche costruire al suo interno una cattedra scolpita in pietra;
-1614-1639, nuovi restauri sono eseguiti dal vescovo Timoteo Caselli;
-altri lavori si hanno dopo il terremoto del 1673. Per pagarli il vescovo impone tasse ai fedeli dell'intera diocesi colpiti dalla tremenda carestia dell’anno precedente.
-nel 1730 essa è descritta come "suppontellata, resa tutta piovosa e quasi cadente". Seguono lavori di riparazione, che vanno dal 1766 al 1797;
-un terribile incendio la distrugge nel 1809. E' ricostruita nel 1827 dal vescovo Ignazio Marolda;
-subisce la totale distruzione col terremoto del 1857. I lavori riprendono nel 1875 e si protraggono fino al 1899, anno in cui è riconsacrata e dedicata a S. Gianuario.
-Un ennesimo terremoto la danneggia nel 1980.
Ignoto, Madonna con Bambino, scultura lignea, XV secolo.
Nicola Peccheneda, Madonna tra i Ss. Battista e Lucia, tela, XVIII secolo.
(cfr. Scheda - Nicola Peccheneda)
Nicola Peccheneda, Esaltazione di S. Gaetano, tela, XVIII secolo.
(cfr. Scheda - Nicola Peccheneda)
Matteo Simonelli, Martirio di S. Stefano, tela, XVII secolo.
Di questo pittore, vissuto tra il 1650 e il 1710, sono presenti in chiesa anche le tele aventi per soggetto S. Lucia e il Martirio di S. Caterina.
Francesco Maugeri, Ultima cena, tela, XVI secolo
Ignoto, Madonna con Bambino, scultura lignea e dipinta, XIV secolo.
Lo schema compositivo gotico, e per questo la statua si distacca dalle altre lucane dello stesso periodo. "L'impianto esile e allungato della figura che s'incurva lievemente per sorreggere il Bambino, esemplato su modello di marca senese, reinterpretato con vivacità di modi in area campana a cui l'opera sembra appartenere" (La Selva).