La facciata principale culmina con timpano e corni. Il Portale lapideo presenta elementi tardo-barocchi.
La Chiesa Madre, eretta fra il XIII e XIV secolo e avente il titolo di Santa Maria del Sorborin, attualmente sotto il nome di Santa Maria Maggiore. Nel XVII secolo viene radicalmente modificata nell'impianto così come oggi lo conosciamo.
Antonio Masini, Porta di San Valentino, bronzo, 1998.
Il Portale inquadra la porta d'ingresso, opera del pittore-scultore Masini (1931), la quale formata da 20 formelle in bronzo, ciascuna dalle dimensioni di cm. 86 x 53. In esse sono raffigurate le celebri coppie del Vecchio e del Nuovo Testamento e momenti della vita di san Valentino, patrono del paese.
Le 20 formelle, tutte di grande suggestione, sono ordinate secondo lo schema:
(formelle esterne, in senso orario) Coppie dell'Antico Testamento:
1 - Adamo ed Eva;
2 - No e la sua famiglia;
3 - Abramo, Sara e il sacrificio di Isacco;
4 - Mos e Miriam;
5 - Booz e Ruth.
Coppie del Nuovo Testamento:
6 - Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni;
7- La Sacra Famiglia;
8 - Le nozze di Cana;
9 - Maria e Giovanni sotto la Croce;
10 - La donna gravida dell'Apocalisse.
(formelle interne, in senso orario)
Vita di san Valentino:
I - La grande carestia di Abriola;
II - Valentino incontra l'angelo che gli indica Abriola;
III - Valentino va nelle Puglie per acquistare il grano;
IV - Trasporto del grano ad Abriola;
V - La distribuzione del grano;
VI - I mercanti riconoscono Valentino nella chiesa di Abriola.
A - Valentino visita le carceri romane;
B - Valentino dona la vista alla figlia di Asterio;
C- Martirio di Valentino;
D - Valentino in gloria.
L'interno a croce latina e a due navate, la cui principale caratterizzata da pilastri con arco a tutto sesto e volta a botte. Una navata secondaria si sviluppa sulla sinistra.
L'attuale assetto architettonico da farsi risalire al XVII secolo. A questa data avvenuto il rifacimento dell'antica struttura costruita fra il XIII e XIV secolo.
Presbiterio e altare maggiore, secolo XVII.
Un arco trionfale con strombatura separa la navata centrale dal presbiterio, delimitato da una balaustra in marmo collocata nel 1913. Ancora in marmo il tronetto posto sull'altare maggiore per ospitare la statua lignea di Santa Maria Assunta.
Piedritti di due archi contigui, secolo XVII, interno.
La cupola, posta all'incrocio del transetto con la navata centrale, ha la figura geometrica di base ed ornata di stucchi rococò.
Ignoto meridionale, Maria SS. Assunta, scultura lignea, fine XVIII secolo.
E' questa la statua portata in processione dalla parrocchia al santuario nella prima domenica di giugno (salita al monte) e riportata con solennità in paese il 15 agosto (discesa dal monte).
"La tradizione del pellegrinaggio a Monteforte, secondo una prima ricostruzione storica, risale al secolo XVI quando il luogo, prima dimora di monaci eremiti, venne aperto al culto dei fedeli trasformandosi poi in cappella" (Laurita). Ben presto il pellegrinaggio divenne occasione per la nascita di una serie di riti propiziatori destinati sia al superamento della sterilità della donna che al benessere delle pecore.
Ignoto, San Valentino, busto ligneo, sec. XVII.
Il santo protettore di Abriola. Era un sacerdote romano in clandestinità. Si negli anni 268-270 d. C. quando l'imperatore Claudio II, detto "il Gotico", lo fa arrestare e decapitare al terzo miglio di via Flavia. Una Passio narra che il rapporto di Abriola col santo si crea allorché il paese soffre di un grave carestia di grano.
Un angelo informa in sogno il sacerdote romano della situazione in cui versa il borgo lucano. Egli allora organizza un convoglio di carri di grano per inviarlo dalla Puglia ad Abriola.
Il 14 febbraio davanti alla sua statua si ritrovano le coppie di sposi abriolani, che compiono le nozze d'oro o d'argento, per rinnovare la loro promessa d'amore.
Ignoto, Madonna in trono con Bambino, legno scolpito, dipinto e dorato, sec. XV.
E’ l’opera di uno scultore meridionale. “La staticità della figura tradisce un solo accenno di movimento nel capo, lievemente inclinato e nelle mani giunte e spostate verso destra, mentre il volto rimane atteggiato all’impassibilità. Anche la figura del Bambino benedicente col globo dorato in mano è memore di altre creazioni plastiche meridionali — e napoletane — del XV secolo” (Miraglia).
Giovanni De Gregorio, detto 'il Pietrafesa', La Vergine consegna la pianeta a S. Idelfonso, tela, 1620, Chiesa Madre.
La tela rappresenta per i critici una delle pi problematiche del Pietrafesa in quanto il dipinto "denuncia non soltanto un'influenza emiliana, fra il Parmigiano ed il giovane Annibale Carracci, ma anche una suggestione di Ferrari Fanzone, che non può essere desunta solo da stampe" (Grelle) e fa supporre non troppo mitico quel viaggio verso il Nord" ipotizzato da alcuni studiosi.
(cfr. Scheda - Giovanni De Gregorio)
Acquasantiera, scultura lapidea, sec. XVI.
Il manufatto è a immorsatura nel muro. Tale tipo compare nel periodo postcarolingio, quando in Occidente si avverte il bisogno di sostituire l’aspersione pubblica domenicale con il più semplice e frequente uso di segnarsi all’ingresso di una chiesa. L’iconografia legata alle acquasantiere segue la varietà delle soluzioni artistiche adottate nei tempi e nei luoghi. Qui sono due teste di cherubini.